Nel ventre d’Africa, con le loro mandrie, vagano come se fosse il primo giorno dell’uomo: intorno a loro, sul resto della Terra, sono passati millenni inutilmente.
Luciana Lain (1992). Popoli proibiti. Editrice Velar.
Il fascino della Tanzania è illuminato dal meraviglioso popolo che la abita, o meglio dalle oltre 120 tribù che lo compongono, in un’armonia che affonda le sue origini nella storia dell’umanità, ma che si è consolidata nello sviluppo post-coloniale del Paese.
“Sin dagli albori, quando le savane dell’Africa orientale e meridionale videro la nascita dell’umanità, la Tanzania è stata la patria di innumerevoli popoli di origini diverse. La storia della Tanzania è stata influenzata da una processione di popoli, dai coloni Bantu originari dell’Africa meridionale e occidentale, agli arabi di Shiraz in Persia e Oman, dai portoghesi, ai tedeschi e agli inglesi. I tanzaniani presero il controllo del proprio destino con l’indipendenza nel 1961. A differenza di altri paesi africani, la maggior parte delle persone si identifica innanzitutto come tanzaniana. Questo riflette gli ideali che sono stati introdotti dal leader della nazione per oltre venti anni, Julius Nyerere.”
liberamente tratto e tradotto da Tanzania tourism go – people
L’incontro con le tribù della Tanzania
In questo meraviglioso mix di popoli e cultura, durante il tuo viaggio avrai la possibilità di incontrare anche le tribù che ancora vivono secondo le loro tradizioni. Come potrai tu stesso sperimentare, le realtà che incontrerai sono autenticamente tribali: nessuna messa in scena per i turisti, ma riti di accoglienza, danze e canti che esprimono una cultura ancestrale, che ti penetrerà, sconcerterà e affascinerà, tanto più quanto più ti lascerai trascinare dalla loro ospitalità e dalla loro disponibilità a condividere con te la loro quotidianità. Con noi potrai visitare anche i villaggi meno abituati ai turisti, seppur nell’ambito dei gruppi che hanno dato la loro disponibilità alle visite all’ente preposto, nel pieno rispetto della loro cultura e anche della loro privacy. Toccherai con mano (figurativamente e letteralmente) una vita che non ti appartiene più, ma che è all’origine della storia dell’umanità, il cui valore supremo non è l’individuo ma la sopravvivenza del gruppo.
Culture che hanno attraversato i millenni e l’opera di Hope for girls & women
Le domande che la vita tribale suscita sono tantissime e alla maggior parte è impossibile dare risposte, per noi occidentali dalla vita agiata, orgogliosi dei nostri valori basati sui diritti individuali e sulla libertà personale. Ma gli uomini, le donne e i bambini che incontrerai, con i loro odori pesanti, con le loro mani impolverate, con la loro pelle segnata, non ti daranno mai l’idea di infelicità. Molti sono i limiti delle tradizioni tribali, e riguardano soprattutto la donna, dalla poligamia ai matrimoni prematuri alle mutilazioni genitali, ma nessuna risposta o soluzione può nascere senza il rispetto per queste culture che hanno attraversato i millenni e che arrivano a noi, uomini agiati, colti e puliti, come un pugno nello stomaco, portando con sé la nostalgia per quello che eravamo e che non sappiamo più essere: noi non sapremmo vivere la loro vita neppure per un giorno. Noi abbiamo trovato una risposta concreta alle nostre domande in Hope for girls & women, associazione fondata da una giovane donna tanzaniana coraggiosa e determinata, Rhobi Samwelly. Il nostro sostegno alla sua opera è un piccolo contributo alla lotta contro la pratica delle mutilazioni e al contenimento delle sue conseguenze.
Incontriamole dunque, le tribù. Prima di tutti…
Gli Hadzabe
Gli Hadza o Hadzabe sono una delle ultime tribù nomadi di cacciatori e raccoglitori, poco nota prima degli studi dell’antropologo americano Frank Marlowe (1954-2019), benché sia difficile trovare un’altra tribù di analoga rilevanza per lo studio dell’evoluzione dell’uomo. La loro cultura risale ad oltre 12.000 anni fa, prima che l’evoluzione portasse l’uomo ad allevare gli animali e a coltivare la terra.
Sono circa 1.000 individui che si muovono in un’area di 4.000 chilometri quadrati intorno a Lake Eyasi. Non conoscono il tempo (né gli anni, né i mesi, né i giorni o le ore), non conoscono i numeri oltre il quattro, non hanno nessuna forma di scrittura, non fanno disegni o incisioni. Nella loro lingua (Hadzane) sono presenti, tra le consonanti, vari tipi di schiocchi, come in altre tribù antiche di cacciatori e raccoglitori africane (quali ad esempio gli Juhoansi della Namibia e del Botswana), dalle quali tuttavia sono geneticamente molto distanti.
Tributo agli Hadzabe
Mi avvicino con la mia sufficienza di uomo afflitto dalla modernità, povero dei miei strumenti.
Accanto a te la testa sgozzata di facocero. Le tue frasche fatte a capanna, il tuo arco avvelenato, la tua pelle di babbuino sulla spalla. Fumi, in cerchio, con altri. Più in là le donne, sempre in cerchio, coi bimbi. Odore penetrante e un saluto con stretta.
Nulla, solo la natura, sei della natura e nella natura. Sei con la natura ed è la tua unica casa. Da lei la vita e la sopravvivenza. Il miele stillante, il tubero succoso, le radici vitaminiche, il babbuino carnoso, il baobab generoso.
Pur uccidendo, la salvi e ti salvi, e se non ti salva le volti le spalle. Sei aggrappato al tuo mondo, alle tue tradizioni e nessuno, neppure la modernità con le sue lusinghe, può sradicarti dalla storia dei tuoi antenati. Una simbiosi perfetta, come eravamo tutti, molto tempo fa. Non hai bisogno di nulla, non del tempo, né di noi; hai bisogno solo della terra, della tua terra.
Sai? Parli in modo strano, schiocchi fischi e click sonori… eppure ti capisco… mi riconosco nei tuoi gesti rudi ma precisi, quando tendi l’arco mortale e raccogli il miele, quando scali il baobab e ti pieghi per le bacche, quando canti e suoni i tuoi strumenti semplici, quando metti in testa la tua fascia di gatto selvatico e anche quando consideri tutti in modo eguale, quando l’autorità è del migliore, quando la donna ha il suo ruolo, quando tutto è comunità e quando la proprietà è di tutti.
Perché molto di tutto questo, a me, nella grande opulenza, non è più dato.
Vicino agli Hadzabe ma non solo…
I Datoga Barabaig
Scopriamo adesso l’autentico fascino dei Barabaig, che parlano la lingua Datoga, allevatori delle pianure.
I Barabaig (letteralmente “uomini che battono il bastone”) sono pastori appartenenti all’etnia Datoga. Il loro stile di vita non differisce di molto da quello dei Masai, ma, a differenza di questi ultimi, sanno lavorare il ferro e l’ottone. Sono circa 30.000 i soggetti che ancora vivono secondo la tradizione, prevalentemente nelle pianure ai piedi del monte Hanang, ma anche nei pressi di Lake Eyasi, vicino agli Hadza.
Tributo ai Barabaig
Un volto espressivo segnato dalla vita e dalle tradizioni, così sei riconoscibile, tra gli altri; sei un Datoga …somigli a un Maasai ma hai una tua storia e una tua fierezza, coltivi la terra e poi lavori il ferro e questo ti fa apprezzare molto: altri sanno che nelle tue fornaci a mantice naturale il metallo prende nuove forme. Soprattutto frecce e gli Hadzabe ringraziano. Ma c’è anche arte pura e primitiva…dagli scarti… molto.
Le mani femminili sono abili per ordire gioielli custoditi con gelosia su corpi scolpiti. Alcune, tra le tribù, li vendono…ma vuoi vendere? O è dimostrazione della forza, del non recedere e del non cedere alla turista implorante? Adesso quelle perline che i primi bianchi usavano per comprarti non sono più disponibili, se non a caro prezzo di carta verde.
Sei coraggioso e forte, belle e fiere sono le tue donne, giovanissime hanno imparato balli e riti di seduzione, ragazze che sanno ornare i tuoi fianchi a celebrare i tuoi trofei di caccia.
Attrazione e seduzione stillano da ogni rito e danza… eppure infine ti unisci alle mogli che gli anziani approvano per te in uno scambio fruttuoso.
Conosci la passione e i sentimenti, sei capace di affetti e legami… imprescindibili dai riti, a cui nessuno dei tuoi figli può sottrarsi. O forse può, adesso che va a scuola, disceso dai monti alle valli lambite dalla vita moderna?
Sei ospitale: hai costruito con le mani e il fango la tua casa rettangolare, aperta e regno della donna che macina farina e impasta cantando.
Unico nella cultura tribale, seppellisci i tuoi morti e onori le spoglie dei saggi, anche se donne.
Lasciando il tuo “gheda”, dal vetro del finestrino, vedo un lampo nei tuoi occhi: l’antica fierezza che ancora sopravvive.
I più famosi. Ma li conosciamo davvero?
I Masai
I Masai (o Maasai, “coloro che parlano la lingua Maa”) sono la più famosa e nota tribù dell’Africa orientale. Fieri e forti, guerrieri feroci nella difesa delle loro terre e soprattutto del loro bestiame, sono molto più del folklore dei loro balli a cui il turismo più superficiale li riduce.
Tributo ai Masai
Sguardo intenso e fiero, occhi penetranti, narici larghe e orecchie allungate dai monili pendenti. Vestito ampio e rosso con figure geometriche, sandali di pelle ai piedi, un bastone tra le mani.
Affascinante e deciso nei movimenti, preciso fin nei minimi dettagli negli ornamenti, voce piena e profonda.
Alto e senza capelli. Sei un Masai o Maasai, appartenente al nobile popolo di origine nilotica che oggi abita le terre tra Kenya e Tanzania del Nord.
Pastore e guerriero, “che sa uccidere”. Quel bastone di acacia dice molto… ai capi del bestiame ma anche ai tuoi simili.
Parli la lingua maa, altri tuoi compagni lo swahili. Quasi nessuno l’inglese. Ma i gesti e l’aspetto comunicano.
Vivi per il bestiame, il tuo bestiame, creato da Dio, per te.
Il bestiame è la tua vita; sei accanto ai tuoi animali sulla terra per il pascolo: la tua unica ricchezza.
Dall’animale tutto: cibo, ornamenti, monili, attrezzi, casa, mogli e villaggio. Per sempre, per tutta la vita.
Destinato a una vita nomade o seminomade, che oggi diventa difficile per gli angusti territori in cui sei confinato. Convivi con le leggi e con il turismo. Un tuo amico ha lasciato la comunità e fa la guardia in un resort, per pochi scellini.
Ma tu sei rimasto…vivi in un piccolo villaggio, appena fuori da Arusha, un boma. Ormai sei adulto, quasi anziano…sei stato giovane guerriero ma adesso sei ad un passo dal decidere sulla tua comunità.
La tua donna…di un altro clan familiare..anche lei come ogni moglie “iniziata” alla vita adulta…ma con lacrime e dolore… giù… in basso.
Lei è nel nostro logo: un piccolo tribu-to!
Ti aspetta vicino al suo recinto spinoso… e alla sua capanna.
Tuo figlio è a scuola: ha imparato i numeri in inglese e te li vuole insegnare: one, two, three…
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