OLDUVAI (o OLDUPAI) GORGE
Tra i tanti siti storici, nella amata terra di Tanzania, c’è un luogo che meglio di ogni altro “diventa narrante” rispetto alla storia evolutiva dell’uomo: è il sito della gola di Olduvai, nella Ngorongoro Conservation Area, al confine con le savane sud-orientali del Serengeti, dove la profonda spaccatura della Rift Valley africana, disseminata di vulcani e crateri, ha creato stratificazioni di ere geologiche differenti che ci hanno restituito preziosi reperti degli antenati della specie umana.
Tutto ha inizio nei primi anni del secolo scorso…
LAETOLI
Tra i siti storici imperdibili per gli appassionati, a sud della gola di Olduvai, sempre nella Ngorongoro Conservation Area, si trova il sito di Laetoli, studiato negli anni ’20 dall’entomologo tedesco Kohl Larsen, che vi rinviene alcuni fossili. Negli anni ’70, in modo quasi casuale, un’equipe di ricercatori guidata dallo studioso Andrew Hill scopre la celebrata camminata di tre individui, due adulti e un bambino, o più probabilmente, da recenti ricerche, un uomo e due donne, appartenenti al genere Australopitecus afarensis (quello a cui appartiene Lucy), impressa nella cenere vulcanica solidificata del vicino vulcano Sadiman. La datazione ci riporta a 3,65 milioni di anni fa e ci testimonia che questi nostri antenati estinti praticavano il bipedismo come noi uomini moderni! Il percorso, coperto da una settantina di impronte, è lungo quasi 27 metri ed è riprodotto presso il Museo Olduvai. Successive indagini a cura di ricercatori delle università italiane hanno riportato recentemente alla luce, a poche decine di metri da questo sito, nuove impronte, sempre databili nello stesso periodo.
ENGARE SERO
Ci spostiamo ora più a nord sulle sponde del Lago Natron, nella regione a est del parco nazionale del Serengeti, al confine con il Kenya, dove si trova uno dei siti storici più suggestivi. Nella località denominata Engare Sero si trova, sperduto nella pianura vulcanica tra il lago, il vulcano e il fiume, il più grande sito (di circa 300 m. quadrati), di impronte fossili (più di 400) mai scoperto in Africa. Le impronte umane conservate e impresse nella roccia di un torrente di fango vulcanico, proveniente del vicino Oldoinyo Lengai e solidificatosi in età preistorica, da qualche anno hanno attirato l’attenzione degli studiosi. Gli studi iniziati nel 2009, hanno portato a grandi risultati (qui rimandiamo ad un articolo dell’importante rivista Nature).
In sintesi le analisi fatte dalle studiose americane Cynthia Liutkus-Pierce della Appalachian State University e dalla ricercatrice Briana Pobiner del programma Human Origins hanno portato ad alcune evidenze:
- Le impronte sono state impresse tra 19.100 e 5.760 anni fa (erroneamente sulle guide turistiche si parla di 120.000 anni fa)
- Da un gruppo di 17 persone, per lo più femmine adulte che viaggiavano insieme
- Probabilmente da attribuirsi alla specie Homo sapiens (la nostra)
- Erano in cerca di cibo (raccoglitrici)
- Da questo si può dedurre che vi era già, all’interno di questi gruppi umani, una specializzazione sessuale nella ricerca del sostentamento.
Il sito è visitabile, non ci sono barriere, ma non è facilmente individuabile. Durante l’escursione alle rive del Lago Natron, consigliamo di farvi accompagnare qui, per un pugno di dollari, da una guida dei Maasai, visto anche che l’onore della scoperta, avvenuta nel 2006, spetta a loro.
ISIMILA STONE AGE
Un altro sito suggestivo si trova nei pressi di Iringa (250 km a sud di Dodoma, in Tanzania centrale). Anche in questo caso interessi storici e naturalistici trovano un connubio perfetto. In questa valle, abitata già 600.000 anni fa dall’homo habilis ed erectus, sono stati fatti ritrovamenti di manufatti risalenti a circa 100.000 anni fa e ora conservati nel piccolo museo all’entrata del sito e visitabile con pochi euro. Anche la passeggiata naturalistica nella valle è emozionante: un paesaggio caratterizzato da alte colonne di pietra compare all’improvviso e sembra di vagare immersi in un mondo alieno. Le singolari formazioni sono state scavate dalla lenta erosione delle acque che in milioni di anni hanno “lavorato” la terra scolpendo canyon e cattedrali di roccia di impressionante suggestione. Da non perdere!
ENGARUKA
Le rovine di Engaruka si trovano in prossimità della strada che scendendo da nord presso il lago Natron si congiunge con il villaggio di Mto wa Mbu. Qualche chilometro di deviazione su strada sterrata porta a questo interessante sito archeologico da visitare con l’aiuto di una guida del posto per poter ricostruire, attraverso la visione delle tracce rimaste, la vita e la complessa organizzazione sociale e lavorativa del popolo, forse gli antenati degli attuali Iraqwi del Lago Eyasi, che abitava queste terre qualche centinaio di anni fa. L’interesse storico per questo misterioso insediamento che ha avuto modo di esistere grazie ad un sofisticatissimo sistema di irrigazione, si accompagna anche all’interesse naturalistico e paesaggistico: lo sguardo si perde qui fino ad incontrare la scarpata della Rift Valley e l’imponente sagoma del vulcano Kerimasi, ormai spento e, più in lontananza, quella dell’Oldoinyo Lengai, la montagna di Dio, sacra ai Masai.
KONDOA
Le pitture rupestri di Kondoa-Kolo ci riportano ad un passato molto più vicino a noi ma ugualmente affascinante. Ci troviamo sulla strada che da Arusha porta a Dodoma, a sud del Tarangire NP. Qui nei piccoli villaggi di Kondoa e di Kolo, in un’ampia area della steppa masai nella Tanzania centrale, è possibile fare escursioni ai siti archeologici, costituiti da caverne e spazi incavati di pareti rocciose protetti da sporgenze che hanno preservato le pitture dall’aggressione degli agenti atmosferici. Non sempre facilmente accessibili, conservano da migliaia di anni le testimonianze figurative della vita di alcune tribù che vivevano in questi territori: i Sandawe e i Rangi.
Le raffigurazioni sono molte e molto ben conservate e, anche attraverso le parole della guida, magicamente emergono dal passato uomini, animali, riti, danze, storie, passioni e sentimenti.
Ci sono due stili pittorici molto evidenti: le opere più antiche, in ocra rossa, sono più raffinate e raffigurano un ampio assortimento di animali e persone, spesso con grandi teste o acconciature e impegnate in una serie di attività quotidiane o rituali.
Altre pitture più recenti sono realizzate con tratti di colore bianco e rappresentano figure umane stilizzate e figure geometriche.
Già studiate dai Leakey e considerate le raffigurazioni meglio conservate di tutto il continente, sembrano essere realizzate in arco di tempo che va da 6000 anni fa (secondo alcuni studiosi) fino a 200 anni fa.
Vale sicuramente la fatica di un sentiero in salita e la deviazione dai percorsi più battuti poter fare questi incontri inaspettati e ammirare la nascita dal colore della semplice e autentica vita di queste popolazioni autoctone.
IGELEKE
In una cornice naturalistica incontaminata, in questa località a sud della città di Iringa, si possono ammirare dipinti rupestri risalenti all’età della pietra. Facilmente accessibili attraverso un sentiero sterrato, sorprendono per gli effetti cromatici e per le scene raffiguranti animali. Recentemente sono stati studiati, anche ai fini di una migliore conservazione, dall’università di Chicago.
KAOLE
Vicino a Bagamoyo, città a nord di Dar es Salaam sulla costa dell’Oceano Indiano, a pochi minuti dalla spiaggia, è possibile visitare un altro dei siti storici di questa terra ricca di storia, le rovine di Kaole. Antico insediamento arabo del VIII secolo d.C., ha avuto grande sviluppo dal XIII secolo al XIX secolo, ma poi è stato abbandonato e dimenticato per oltre un secolo. Solo a metà del XX secolo alcuni studiosi si sono adoperati per riportare alla luce ciò che del glorioso passato era rimasto. Così oggi si possono vedere i resti di un’antica moschea shirazita del XIII secolo e i resti di alcune tombe. Un piccolo museo conserva alcuni cimeli trovati dagli archeologi. Alla visita storica è possibile abbinare la visita naturalistica al vicino Snake Park (rettilario), con attività e giochi per i bambini.
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